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 ANEDDOTI Minimize
DUE A N E D D O T I

Aurelio Covotti (1871 - 1956) - Professore Universitario - Filologo - Eminente grecista e storico della filosofia. Autore di rinomate opere. Noto anche oltre i patrii confini.

Ireneo Vinciguerra (1887 - 1954). Avvocato- Oratore - grande cultura umanistica - Uomo politico - Deputato alla Costituente. Amico del Covotti.

POPULUS CANADENSIS

Dice una massima: “Più conosco gli uomini e più mi affeziono alle bestie”.

Diceva il Covotti: “Più conosco gli uomini e più mi affeziono alle piante”.

Era vero. Trascorreva lunghe ore a contemplare un albero, come rapito in una muta e profonda conversazione.

Ai tempi di questo insigne concittadino erano molti gli studenti che ricorrevano a Lui per una raccomandazione, specie in vista di esami liceali o di laurea. Ma, negli ultimi anni, preso da un forte esaurimento, s’era chiuso fin troppo in sè stesso, tant’è che non riceveva più nessuno. L’eccezione era Vinciguerra, suo grande amico, col quale aveva frequenti interminabili colloqui - ed è facile intuire su quale materia. (Giovanissimo, talvolta accompagnavo Vinciguerra dal Covotti, il che mi costringeva a presenziare, senza entusiasmo, al “salotto filosofico”. Non capivo molto di quanto dicevano: tanto più che a rendere maggiormente incomprensibili quei dialoghi erano il greco e il latino, che spesso si inserivano. Ricordo però - e ne sono tuttora sbalordito - le parentesi di oltre un’ora che entravano nelle loro dissertazioni, per richiamare altri personaggi, altri argomenti). Sul rapimento del Covotti verso la Natura, spesso il Vinciguerra raccontava (l’aneddoto è suo) che durante la lunga infermità dell’amico, molti studenti continuarono a scampanellare all’uscio di via Annunziata, ma invano. Erano i... Lo Conte, i Molinario, i Grasso e tant’altri. Il Covotti, dopo il “chi è ?”, faceva subito seguire un ,..“non ci sono”.

Bussò pure un Guardabascio che invero era stato di casa e quindi conosceva le “preferenze vegetali” del grande Maestro. Alla domanda Chi è ?, fu lui questa volta a rispondere veloce come il fulmine. “Sono un pioppo del Canadà”.

Il portone si schiuse immediatamente. Sorridente e felice apparve il professore. - “trasi Utì trasi.., mio caro populus canadensis...(Altra versione trasi trasi Utì, , mio caro populus deltoidea). 

PERCHE’ TI GRATTI!?

All’inizio del secolo, in un villino di cui si omette la località, venne allestito un sontuoso ricevimento nella lieta atmosfera di un fidanzamento ufficiale tra due giovani di illustre casato. Partecipavano infatti alcuni titolati della nobiltà partenopea, duchi e conti con le rispettive consorti e tanti altri blasonati, genitori e parenti della giovane. Per il promesso sposo, personalità del mondo politico industriale e forense.In questo lieto evento il nome del prof. Covotti non figurava nella lista degli invitati, nonostante fosse il fratellastro del subendo.Meravigliato e risentito Egli chiese spiegazioni di questa sua esclusione dal convito e qualcuno gli fece intendere, senza preamboli,che era stato penalizzato il suo abbigliamento alquanto trasandato, anzi piuttosto forese. Senza null’altro chiedere il Nostro, lasciato il villino, si avviò verso il centro, diretto da don Martino Franza, il “carastuso” titolare di un emporio dl merce costosa ma di pregiata marca, al tempo gestito nei locali dell’attuale Bar Sport. Qui finalmente. il prof. Covotti acquistò un cappello che, va detto subito, porterà usque ad finem, e una cravatta piuttosto elegante.

Intanto il banchetto era appena iniziato quando l’anfitrione e tutti i commensali videro comparire, a passo lento, la piccola mite figura dell’illustre filologo, quasi schiacciata sotto quel nero borsalino a larghe falde, ingentilito dalla cravatta, la cui bellezza sbalordì il fratellastro. Il Covotti,dopo il solito inchino, oltremodo compassato (sempre così rivolto a chicchessia specie all’uomo di strada e al buon netturbino Peppino De Gruttola), il nostro Pensatore, sedette senza far motto, nè ciglio battere, davanti al gran desco dov’era esposto un catalogo dl antipasti e di ogni squisita genuina pietanza. E ben tosto fece onore a tutta quella grazia celeste già presente, e poi a quell’altra che giungeva a ondate successive e sempre più invitante, innaffiando il Tutto (s’impone il maiuscolo) di squisito barbera produzione del promesso sposo (un bouquet inconfondibile che il mio palato dal lontano 1941 non ha ancora dimenticato).

Alla fine, mentre si conversava piacevolmente, senza sconfinare dalle prammatiche protocollari, il professore cominciò a grattarsi il capo insistentemente e sembrava mai volesse smettere. Il fratellastro, mentre faticava per non esplodere, lo guardava con sdegno ed invano tentava di richiamare l’attenzione, onde distoglierlo da quel rito.., eretico. Ma poichè l’altro seguitava impavido, accelerando anzi il ritmo, più non potè ed esclamò... ‘Aurè, perché ti gratti ? ??!!!

Risposta...

Tengu ‘na cocchiola”!

Seguì un breve imbarazzante silenzio che sembrò interminabile, poi finalmente la conversazione riprese.

Quando però più tardi gli ospiti conobbero a fondo il grande grecista. lo storico della filosofia, il filologo, l’autore - tra l’altro - dei “Presocratici”, opera insuperata e unica nel suo genere rimasero stupiti di faccia a quella inesauribile fonte di sapienza. E tutto repentinamente cambiò, tant’è che quella risposta di un’ora prima che non era piaciuta, divenne simpatica.. anzi autorevole.. . anzi aneddotica.

E si rise fino a notte alta.

LUIGI DE PADUA. Inediti


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 Difesa Grande: le ragioni del NO Minimize
da cittadiaariano.it
     
Scritto da Pietro Lo Conte 
lunedì 18 giugno 2007

Difesa Grande: le ragioni del NO.

Visto il concitato susseguirsi degli avvenimenti, non vogliamo perdere il filo di tutta la vicenda ed in particolare vogliamo mettere in evidenza le tante ragioni per il NO alla riapertura della Discarica di Difesa Grande.

Segue una “brevecronistoria dei fatti più salienti e alcune considerazioni estratte dai documenti e corrispondenze ufficiali dell’Amministrazione Comunale degli ultimi giorni.

1987 - Venti anni fa il comune di Ariano individua l’area di Difesa Grande come possibile sede di una discarica di R.S.U. (Rifiuti Solidi Urbani) a servizio del comune (produzione stimata di rifiuti 20 t/g circa).

1993 - La regione Campania decide di suddividere il territorio regionale in 18 bacini di utenza in cui realizzare degli impianti centralizzati di smaltimento rifiuti. Per la provincia di Avellino vengono individuati due differenti bacini (AV1 e AV2). In passato ogni comune aveva provveduto in maniera autonoma allo smaltimento dei rifiuti. Lo scopo, in questo modo, è combattere il fenomeno delle discariche abusive e/o incontrollate disseminate sul territorio. Nasce la ASI-DeV Ecologia S.r.l. Società a capitale misto pubblico-privato tra il consorzio ASI (Aree Sviluppo Industriale della provincia di Avellino) e la DeVizia Transfer s.p.a. (società specializzata nel trasporto rifiuti). Il capitale sociale è di 20 milioni di lire.

1994 - L’ASI-DEV presenta una proposta al Comune di Ariano per la realizzazione di una discarica per R.S.U. a servizio dei comuni del bacino AV2 di cui Ariano fa parte. Il presidente del Consiglio dichiara lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento rifiuti nella regione Campania (tale stato di emergenza dura a tutt'oggi avallato da una serie infinita di proroghe da parte dei governi di ogni colore politico). L’Asi-Dev stipula un contratto di affitto con i proprietari del terreno su cui verrà realizzata la discarica. Ad essi andranno £ 5 per ogni kg di rifiuti. Il presidente del Consiglio autorizza la realizzazione della discarica di Difesa Grande. Il prefetto di Napoli Improta (commissario per l’emergenza rifiuti) autorizza l’apertura della discarica per un periodo di due anni e con una capienza massima di trecentomila metri cubi di rifiuti. Con lo stesso provvedimento si approva il progetto presentato dalla Asi-Dev (investimento complessivo 4 miliardi di lire). La stessa Asi-Dev riceve in concessione sia la realizzazione che la gestione dell'impianto. Alla fine dell’anno il Comune di Ariano impugna avanti al TAR il provvedimento adottato dal commissario straordinario all'emergenza rifiuti.

1995 - La Soprintendenza Archeologica di Salerno chiede la revoca dell'autorizzazione alla costruzione della discarica e sospende i lavori di costruzione in attesa di esaminare il progetto. Il ministero dei beni culturali ed ambientali assoggetta a vincolo archeologico l'intera area su cui sorge la discarica. Il vincolo viene sospeso dal TAR di Salerno (ord. n° 1091/95). La Procura della Repubblica di Ariano sequestra l'area interessata ai lavori di realizzazione della discarica. Il tribunale di Avellino annulla detto sequestro "non ravvisando nella realizzazione della discarica un nocumento al patrimonio nazionale" (si ravvisa bensì un nocumento al patrimonio Asi-Dev). Si dimettono i componenti del consiglio di amministrazione dell'Asi-Dev. Il presidente dell'Asi invita gli amministratori dell'Asi-Dev a non assumere iniziative non concordate preventivamente con gli organi istituzionali preposti allo smaltimento dei rifiuti. La commissione di collaudo esprime parere favorevole all'impianto di Difesa Grande. Il prefetto di Avellino dispone che gli automezzi diretti alla discarica, al fine di evitare problemi alla pubblica incolumità, evitino il centro abitato e percorrano una strada secondaria attraverso le contrade Orneta e Tesoro. Il sindaco di Ariano ordina l'immediata sospensione dello sversamento dei rifiuti a Difesa Grande. La Procura della Repubblica di Ariano emette un nuovo provvedimento di sequestro cautelativo dell'area motivato dall'emissione del vincolo archeologico. La soprintendenza di Salerno autorizza "in via temporanea" il funzionamento della vasca già realizzata riservandosi di esprimere un parere sull'intero progetto in attesa della soluzione del contenzioso sul vincolo archeologico.

1996 - A seguito dell'autorizzazione della soprintendenza, il GIP di Ariano annulla il sequestro della discarica. I cittadini arianesi, prevalentemente abitanti nella contrada Difesa Grande, che tentano di impedire l'avvio dei lavori di realizzazione di una seconda vasca, vengono brutalmente caricati dalla polizia. Il TAR Campania annulla il provvedimento di apertura della discarica. Il sindaco di Ariano a seguito della sentenza del TAR chiude la discarica e diffida l’Asi-Dev a ripristinare lo stato dei luoghi. Il commissario di governo per l’emergenza rifiuti, ricorrendo ai poteri di ordinanza conferitigli per fronteggiare la medesima emergenza rifiuti, annulla la deliberazione del sindaco di Ariano ed intima la prosecuzione dello sversamento a Difesa Grande.

1997 - Lo sversamento prosegue tra proroghe e rinvii della chiusura, che viene infine fissata al 31/12/98. In mancanza il sindaco di Vittorio Melito minaccia le dimissioni; le stesse rientrano a seguito di un solenne impegno preso dal commissario di governo e dell’allora Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano a far chiudere la discarica entro pochi mesi.

1998 - Allarme inquinamento nel Cervaro; forti perdite di percolato nel torrente Lavella. Campioni di acqua prelevati dall'Asl Av1 nel Cervaro risultano "fortemente inquinati". Il "gruppo per la verifica delle attività di gestione delle discariche pubbliche" rileva la presenza di una volumetria di rifiuti pari a quella consentita. I consulenti della Procura della Repubblica rilevano che alla data del 19 giugno 1998 era presente in discarica un volume di rifiuti doppio rispetto a quello autorizzato. Il sindaco di Ariano delibera una nuova chiusura della discarica per motivi di igiene pubblica. Il prefetto di Napoli proroga l'apertura della discarica fino al 28 febbraio 1999.

1999 - Nuovo sequestro della discarica da parte del GIP di Ariano.

2001 - L’ARPAC rileva la presenza di metalli pesanti in quantità superiori alla norma in alcuni pozzi spia all’interno della discarica. L’ASL AV1 di Ariano dichiara il sito inquinato. Ne dovrebbe seguire la immediata chiusura e messa in sicurezza dell’impianto di smaltimento rifiuti ai sensi del D.M. 471/99 ma il Sindaco di Ariano decide di far istituire una commissione di “esperti” per effettuare altre analisi all’interno dell’impianto.

2002 - Il commissario di governo per l'emergenza rifiuti Bassolino dispone un finanziamento di 8 miliardi di lire in favore del comune di Ariano per la realizzazione di una variante alla SS90 in località Cardito, secondo qualcuno per consentire la prosecuzione dello sversamento a Difesa Grande. Il GTL (Gruppo Tecnico di Lavoro) del Commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania dà parere favorevole alla lottizzazione di ulteriori aree nella zona di Difesa Grande. Una manifestazione pubblica contro la prosecuzione dello sversamento di rifiuti a Difesa Grande viene promossa da un comitato di associazioni operanti nel sociale (volontariato, ambientaliste, culturali, sociali ecc.). La società Italrecuperi di Caserta, già finita sotto la lente della commissione parlamentare sulle ecomafie per lo smaltimento di detriti provenienti dalla bonifica dell’Italsider di Bagnoli, acquisisce la SMAE, azienda dimessa nel 1987, e presenta un progetto di “riconversione industriale” per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Il sindaco ordina la chiusura temporanea della discarica per favorire "ulteriori accertamenti sull'effettiva esistenza di inconvenienti igienico-sanitari" da parte della citata commissione comunale di esperti. Manifestanti scavalcano la recinzione, espongono striscioni contro la devastazione ambientale e l’indifferenza degli amministratori locali, smontano simbolicamente alcuni macchinari abbandonati all’interno dell’azienda. La Procura della Repubblica di Ariano sequestra la discarica e giunge finalmente il provvedimento di chiusura definitiva del Commissario di Governo per l’Emergenza Rifiuti con l’ingiunzione al privato della messa in sicurezza.

2003 - Il progetto della messa in sicurezza viene approvato ma il Commissario di Governo (Ord. N°52/03) dispone la riapertura del sito sostenendo che, per l’avvio del progetto di bonifica, è necessario “livellare” le vasche di Difesa Grande conferendovi un numero ancora non chiaro di “ecoballe”, cioè di rifiuti secchi già trattati. Quindi si ritiene che per un sito dichiarato inquinato e non in grado di “sopportare” altro peso l’unica via alla bonifica sia rappresentata dal conferimento di altri rifiuti. Il sindaco rassicura i cittadini sulla oramai prossima chiusura dello sversatoio. Alcuni cittadini in segno di protesta occupano l’aula consiliare. La Procura della Repubblica di Ariano sequestra l’impianto a seguito di denuncia delle associazioni ambientaliste riguardo la effettiva “entità merceologica” delle ecoballe. Annullamento del provvedimento di sequestro da parte del tribunale del riesame di Avellino. Riprende l’attività di conferimento dei rifiuti. La Procura della Repubblica di Ariano Irpino dispone il sequestro della discarica di Difesa Grande, nonché dell’area di giacenza dei rifiuti speciali presso il co.sma.ri. Av2. Il tribunale del riesame di Avellino annulla nuovamente il sequestro della discarica. Il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti emette l’ordinanza n° 96 con cui si autorizza il prosieguo dell’attività di conferimento per 120 giorni, giustificandola con una presunta sistemazione finale e messa in sicurezza della discarica. Devono essere ancora sversati altri 100.000 metri cubi di Fos e Sovvalli. Riprendono pertanto le attività della discarica, ma vengono sversate altre 142.000 tonnellate di rifiuti, pari a circa 160.000 metri cubi.

2004 – A marzo, il neocommissario all'emergenza rifiuti, Catenacci, vista la perdurante emergenza in Campania, decide la riapertura di Difesa Grande, solo per poco (30 giorni per un quantitativo non superiore a 60.000 tonnellate), promettendo chiusure e bonifiche. Questa volta, la popolazione di Ariano e dei centri vicini non si fida più. Si ritiene che il sacrificio di tanti anni debba essere rispettato, che Ariano Irpino non deve pagare per tutti, che lo Stato deve mantenere la parola più volte data attraverso i suoi rappresentanti. Pertanto la popolazione si mobilita e impedisce agli autocompattatori di raggiungere la discarica. La lotta prosegue ad oltranza, tra picchetti e cariche della polizia, finché, il 7 giugno 2004, il Prefetto Catenacci prende atto che, in tre mesi, sono stati comunque sversati più di 100.000 metri cubi di rifiuti ed emette un’ordinanza (la n.122), con la quale dispone la cessazione di ogni ulteriore smaltimento nella discarica di Difesa Grande.

Nel giugno del 2006 si ricomincia a parlare dell’apertura di Difesa Grande. Il sindaco comunica al Prefetto Catenacci che occorre smentire con decisione i quotidiani regionali e locali che continuano ad indicare Difesa Grande quale soluzione estrema dell’emergenza. E invece a settembre 2006 il sindaco di Ariano viene convocato a Napoli dal Commissariato per l’Emergenza Rifiuti. Catenacci gli comunica l’intenzione di riaprire Difesa Grande. Relazioni tecniche discutibili di consulenti ben indirizzati, cercano di dimostrare che l’inquinamento non c’è e d’incanto emergono ulteriori volumetrie. Quando si comincia ad investigare sulla tenuta idraulica del telo posto al di sotto dei rifiuti abbancati occorre chiedere un secondo rilievo, questa volta ad un’altra società con sede a Pozzuoli. Anche questo secondo studio non chiarisce se la membrana sia intatta e se lo stato di argilla non presenti da qualche parte qualche discontinuità pericolosa per i terreni. Alla fine su parere tecnico favorevole, datato 22 settembre 2006, Catenacci firma l’ordinanza di riapertura della discarica di Difesa Grande.

Anche Catenacci, pertanto, si aggiunge a quanti, Ministri degli Interni, Prefetti Commissari, Presidenti di Regione e Presidenti di Provincia, avevano preso impegni, garantito il rispetto di accordi regolarmente sottoscritti e poi beffardamente rimangiati, al punto tale da azzerare completamente la credibilità delle Istituzioni. E questo sempre nel nome dell’emergenza endemica e della solidarietà verso la provincia e verso la regione.

Una settimana prima dell’ordinanza, l’Amministrazione comunale, si era costituita parte civile nel processo a carico di 25 amministratori e tecnici della società che aveva gestito la discarica di Difesa Grande dal 1994. Tra il 2002 e il 2004, in tredici mesi di attività, il gestore della discarica ha realizzato un fatturato di quasi 24 milioni di euro. Viene chiesto al Procuratore della Repubblica di voler valutare la possibilità di un sequestro preventivo ai fini probatori della discarica. L’8 ottobre 2006 il Tribunale di Ariano Irpino, dispone il sequestro preventivo per evitare che l’alterazione dei luoghi possa alterare la prova processuale.

Il sequestro avviene prima dell’entrata in vigore del decreto legge 9 ottobre 2006 n.263 che indica Ariano Irpino, Tufino e Villaricca come le tre discariche della Campania destinate a farsi carico dell’ennesima emergenza rifiuti della Regione Campania .

Questa volta, il 20 ottobre 2006, finalmente anche il Tribunale del Riesame di Avellino conferma il sequestro. Una decisione che conferma non solo la opportunità ma la doverosità di un sequestro preventivo a tutela di un procedimento con sedici capi di accusa per reati ambientali gravissimi. Ma non finisce qui.

L’11 maggio 2007 la Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto legge n. 61. Il nome di Ariano Irpino stavolta non è indicato esplicitamente, ma all’art. 2 il Governo concede al Commissario delegato il potere di requisire discariche ancorché sottoposte a provvedimenti di sequestro giudiziario. Vale a dire, Difesa Grande di Ariano Irpino. Siamo così in presenza del disinvolto stravolgimento di ogni regola dello stato di diritto con la macroscopica invasione di campo del potere esecutivo nella sfera del potere giudiziario. A dispetto dei sacrifici fin qui patiti dalla popolazione di Ariano e a dispetto della garanzia della Giustizia si vuole a tutti i costi riaprire la discarica di Difesa Grande.

Il 28 maggio il sindaco scrive al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in qualità di primo Magistrato d’Italia, perché sia resa finalmente giustizia in senso formale e sostanziale.

L’emergenza rifiuti in Campania continua e diventa drammatica. Viene fissata per il 17 giugno la chiusura dell’unica discarica attiva nella regione, quella di Parapoti. Diventa sempre più insistente la voce che indica Difesa Grande come unica alternativa a Parapoti.

Il giorno 11 giugno il Consiglio comunale di Ariano si riunisce e all’unanimità, da destra a sinistra, vota un ordine del giorno in cui si dichiara contrario alla riapertura della discarica e fa presente che potrebbero esserci anche problemi di ordine pubblico. La risposta del Governo non si fa attendere: il giorno successivo il Prefetto di Avellino chiede con un fax al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale di Ariano di convocare il Consiglio stesso per rivedere la sua decisione.

Il 14 giugno Bertolaso si reca ad Ariano per tentare di spiegare le modalità, i tempi e le ragioni dell’imminente riapertura già decisa. La popolazione in piazza Plebiscito gli manifesta la sua ferma opposizione. Volano fogli di carta con la scritta “NO” e un calcio contro la sua macchina. Bertolaso è costretto a lasciare Ariano. Il sindaco Gambacorta scrive a Bertolaso e conferma il NO alla riapertura della discarica, da parte di tutta la giunta comunale.

Il 15 giugno 2007 il sindaco riceve una telefonata del Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Romano Prodi che comunica la riapertura della discarica di Difesa Grande per 20 giorni. Il Sindaco ribadisce tutta la contrarietà espressa dal Consiglio Comunale, sottolineando i grandi sacrifici di dieci anni della popolazione arianese e il sequestro della Discarica operato dalla Magistratura. Il Presidente del Consiglio ribadisce che emetterà una propria Ordinanza. Ultima ciliegia sulla torta, per questi 20 giorni si affida la gestione della discarica agli stessi soggetti attualmente imputati per i gravi reati commessi contro l'ambiente. L'ASI-DEV.

Rileggendo la storia di Difesa Grande appare evidente che, in tutti questi anni, i diritti di un’intera cittadinanza sono stati calpestati. Sempre in nome della solidarietà e della coscienza civica, le promesse dei vari rappresentati delle Istituzioni sono state sempre smentite dai fatti.

La gente è stanca, non vorrebbe, ma sarà costretta a tornare ai tempi della battaglia epica del marzo 2004, quando migliaia di uomini, donne, anziani, studenti, lavoratori, senza distinzione alcuna, nel freddo e nel gelo, civilmente, ma con fermezza e decisione che richiamano la nostra storia di Città orgogliosa e dignitosa, avevano fermato i camion carichi di rifiuti ancora una volta diretti a Difesa Grande.

Oggi come allora, questa gente non ne può più. Questa gente ha sopportato un sacrificio oltre ogni limite, oltre ogni ragione. Questa gente ha avuto sempre fiducia nello Stato, ha sopportato chiusure e riaperture, sequestri e annullamenti, proroghe e promesse. E ci ritroviamo ancora una volta al punto di partenza.

Oggi si vuole riaprire, disinvoltamente, di fatto cancellando le prove di un processo penale con il rischio di una assoluzione generalizzata e in forza di un comma che appare palesemente incostituzionale. I rifiuti non possono essere più importanti del lavoro e delle decisioni della Magistratura.

Si spera che in queste ore, nell’aula di Palazzo Madama, i Senatori vogliano accogliere gli emendamenti migliorativi al decreto legge e lo modifichino. Sarebbe un riconoscimento doveroso al lavoro della Magistratura, sarebbe un riconoscimento al grande apporto, al sacrificio, ai disagi patiti in 10 anni dalla popolazione di Ariano.

Dieci anni e un milione e duecento mila tonnellate di rifiuti. Una collina che ha cambiato il paesaggio, che ha cambiato la nostra storia. Una collina che ci ha umiliati, beffati e demoralizzati. Con la discarica ancora attiva la “nostra” salute e quella dei nostri figli sono in grave pericolo. La stessa volontà di progettare ancora un futuro per la nostra terra è in grave pericolo

Ma è mai possibile che in tutta l’Irpinia e in tutta la Campania non vi sia una sola discarica disponibile per i rifiuti?

Ma veramente vogliono farci credere che pur avendo battuto palmo a palmo l’intera Regione non esista altro sito che Difesa Grande, o magari Savignano che è a due passi da noi?

Ma veramente pensano che questo lembo della provincia di Avellino debba farsi carico dell’incapacità di una classe dirigente che decide a senso unico?

Ma veramente vogliono calpestare un processo penale?

Ma veramente vogliono farci credere che da questa emergenza si esca nel giro di poche settimane?

Assieme al Sindaco e a tutto il Consiglio Comunale facciamo una sola richiesta: NO ai rifiuti ad Ariano. Un NO definitivo che ragioni tecniche, giuridiche ma soprattutto etiche e morali.


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