“ Lu rittu ea Vangelo”, il detto è Vangelo, recita il titolo di questa raccolta. Perchè Vangelo? Principalmente per i suoi connotati di legge, che non è mai stata cambiata nel tempo e che si adatta, come una Bibbia Popolare, alle più svariate situazioni delle vita sociale e naturale.
I proverbi sono fatti per essere imparati a memoria per la brevità che ci permette di conservarli nella mente, mentre l’opportunità li tira fuori al momento giusto.
Chi più chi meno, tutti abbiamo un patrimonio di saggezza in pillole, di cui non conosciamo la provenienza o l’età; esso spunta fuori quando vogliamo riassumere in modo lapidario una riflessione
o considerazione, le quali richiederebbero un lungo discorso. Non si può, quindi, non essere d’accordo con Aristotele quando dice: “I proverbi sono frammenti dell’antica filosofia conservatisi fra molte rovine, grazie alla loro brevità e opportunità”.
I contadini dell’intera nostra penisola non potevano e non sapevano esprimersi se non nei loro dialetti; dunque, il mio desiderio di raccogliere i “nostri” proverbi, in vernacolo arianese, vuole essere un viaggio affascinante in una terra fertile, resa tale da fiumi ricchi di antichi saperi.
Incanalati in dieci tronconi, ogni proverbio acquista un senso ed un significato particolare.
La nostra magnifica civiltà contadina era molto vicina ai cicli naturali: oltre all’amore, all’amicizia, ai rapporti sociali, alle festività, alle eterne separazioni “furbi-sciocchi, onesti-ladri, buoni-cattivi, belli-brutti”, i proverbi dedicano molto spazio, anche agli eventi naturali, ai comportamenti ed alle situazioni.
Oggi più che mai, si va alla scoperta e alla rivalutazione dei dialetti e sono certo che proprio i proverbi possono essere lo strumento per riavvicinare le ultime generazioni alla riscoperta del proprio idioma ed anche delle proprie tradizioni.
Un proverbio recita “la terra è il magazzino migliore”; un magazzino al quale i giovani, mi auguro, prenderanno a piene mani per costruire il loro radioso avvenire.
Gabriele Speranza